S’i fossi foco

Periodo ipotetico

S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

Il testo che abbiamo deciso di proporvi, con la scusa di rendervi più interessante il periodo ipotetico, è un sonetto scritto dal poeta Cecco Angiolieri all’inizio del Trecento. Non preoccupatevi…sotto troverete il sonetto in italiano contemporaneo, ma come potete notare l’italiano dell’epoca non è molto distante da quello attuale!
Se siete appassionati di letteratura italiana forse sapete già che, all’epoca, la poesia italiana era dominata dal movimento poetico denominato Dolce Stil Novo che ha in Dante Alighieri il più illustre rappresentante. Il Dolce Stil Novo metteva al suo centro le celebrazioni delle doti intellettuali della donna amata, con immagini raffinate e delicate.
Con il sonetto S’i fossi foco Cecco Angiolieri si allontana da questa tendenza e, dissacrando le convenzioni poetiche dell’epoca, provoca e riporta l’attenzione sulla natura e sulle passioni terrene con una lunga serie di ipotesi impossibili e improbabili che vi lasciamo godere senz’altro aggiungere…buona lettura!

Se io fossi fuoco, brucerei il mondo;
se fossi vento, gli manderei una tempesta;
se fossi acqua, lo annegherei;
se fossi Dio, lo farei sprofondare;
se fossi il papa, allora sarei felice,
perché metterei nei guai tutti i cristiani;
se fossi l’imperatore, lo farei senz’altro:
taglierei la testa a tutti quelli che mi stanno intorno.
Se fossi la morte, andrei da mio padre;
se fossi la vita, non starei insieme a lui:
lo stesso farei con mia madre.
Se fossi Cecco, come in effetti sono e sono sempre stato,
prenderei le donne giovani e belle
e lascerei agli altri le vecchie e brutte.

Nella sezione video potrete ascoltare due versioni del testo: la prima recitata da Vittorio Gassman, un famosissimo attore italiano, e la seconda cantata dal celebre cantautore Fabrizio De André

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